Caso clinico: un esempio di regressione d’età e lavoro sulle parti del sé con l’ipnosi

Una seduta che integra ipnosi e terapia degli stati dell’io in un caso di depressione

Una delle straordinarie possibilità che offre il lavoro con l’ipnosi, oltre al recupero di memorie dimenticate, è quella di far emergere le diverse parti del sé,

ossia le varie sotto-identità che compongono la personalità di ciascuno di noi.



Anche se un adulto normalmente percepisce la propria identità come unitaria, nella realtà essa è costituita da molteplici parti, ad esempio l’io bambino che esprime l’identità del bambino che siamo stati e che è sempre presente nell’individuo adulto, l’io adolescente, e numerose altre parti che ciascuno sviluppa in relazione alle esperienze vissute e ai diversi ruoli assunti nel corso della vita.

Il caso che riporto di seguito riguarda un uomo adulto che, attraverso il lavoro con l’ipnosi è riuscito a mettere in luce l’origine di uno stato affettivo che emergeva frequentemente attraverso un sogno, creando un ponte tra la sua identità attuale, quella del giovane adolescente e quella del bambino.

L’uomo con una diagnosi di disturbo di ansia e depressione, pur essendo sposato con una donna che ama profondamente riferisce di aver sognato in modo vivido un amore della sua giovinezza: la ragazza con cui ha avuto una relazione conflittuale, nel sogno mostra un atteggiamento di indifferenza nei suoi confronti che fa scaturire in lui un vissuto depressivo di solitudine profonda.

Sappiamo che il sogno è portatore di informazioni che hanno un contenuto celato alla mente conscia e che, quando svelato, può portare una nuova forma di consapevolezza.

Attraverso l’ipnosi invito il paziente a focalizzarsi sul vissuto di solitudine che si associa a questo sogno e di osservare cosa emerge.

Durante la trance il paziente recupera il ricordo di un episodio vissuto da ragazzo: rivede se stesso all’uscita del cinema che cerca la ragazza con cui aveva il suo primo appuntamento, ha molte aspettative su questo rapporto, la attende a lungo nel luogo fissato per l’incontro e alla fine la troverà al bar assieme ad altre persone. Lui percepisce il rifiuto di lei, non le dice niente ma si sente triste, tradito, abbandonato, impotente, arrabbiato e associa a queste emozioni il pensiero: “Non valgo”.

Intervengo per chiedere al paziente di visualizzare se stesso mentre esterna le sue emozioni alla ragazza (come se la scena si svolgesse nel presente) così da farle capire come si è sentito a causa del comportamento di lei e liberare questo carico emozionale rimasto congelato. Esegue con naturalezza la mia richiesta e, a conclusione di questa fase suggerisco, attraverso una tecnica ipnotica, di costruire un ponte affettivo tra questo vissuto e una situazione analoga del passato.

Il paziente riferisce: “Sto tornando indietro…sono nella stanza dei miei genitori, vedo il letto, c’è mia madre, mi dice di no – non so per cosa, forse qualcosa che aveva promesso- ed io mi arrabbio tantissimo, dico che voglio andare via di casa talmente sono arrabbiato”.

Chiedo quanti anni abbia, mi risponde forse 8-10. Invito il paziente ad esternare le emozioni che sta provando rivolto alla madre, lui dice: “Mi hai illuso, sono arrabbiato! Mi vuoi bene? Fammi capire?”

Per aiutare a mediare la situazione che si è creata tra la mamma e il bambino e favorire la trasformazione delle emozioni manifestate, suggerisco al paziente di far entrare nella scena il sé adulto (lui da grande) e di intervenire seguendo ciò che sente di fare o dire.

L’adulto si rivolge alla madre con un tono amorevole che mi colpisce particolarmente e che si differenzia completamente dai toni di rabbia precedenti, la esorta con delicatezza ad avere maggiori attenzioni verso il bambino:

“Mamma ascolta il bambino, parlaci, avvicinati, così sembra che non te ne freghi niente, spiegagli le cose con amore.” A quel punto visualizza la madre che parla al bambino dicendo che non può comprargli la bici adesso ma che lo farà appena sarà possibile.

Il paziente mi riferisce di sentire meno rabbia verso la madre ma di non essere ancora soddisfatto. Lo invito ad ascoltare i suoi sentimenti più profondi e di esternarli.

L’adulto comunica alla madre che da questo momento in poi vorrebbe che lei si occupasse di più del bambino: “Mamma lascia stare il letto, è importante che segui di più i tuoi figli! Lo so che hai da fare ma sono più importanti i figli…Lo so mamma che hai sofferto…Anche io ti voglio bene”.

Nella scena l’adulto percepisce che la madre ascolta attentamente e comprende il messaggio, poi si rivolge al bambino e gli spiega: “Ho parlato con mamma, vedrai che da adesso cambia, ha capito che deve starti vicino, ciao!”.

Da quel momento il bambino viene percepito come tranquillo, senza più rabbia, il paziente sente di aver esternato chiaramente i suoi sentimenti e il suo bisogno di attenzioni e cure materne, è sereno e la seduta viene conclusa.

Spiegare come agisca questo lavoro di visualizzazione dal punto di vista psicoterapeutico è complesso, quello che in questa sede posso limitarmi ad evidenziare è come attraverso il ponte affettivo creato con l’ipnosi sia stato possibile ricondurre il vissuto di solitudine manifestato nel sogno (che celava rabbia, senso di impotenza e la convinzione di non valere) al vissuto che caratterizzava da bambino il suo rapporto con la madre (e di cui il paziente adulto non era consapevole prima di questa seduta). Sono quindi emersi il bambino arrabbiato che sentiva la madre emotivamente distante – a sua volta sofferente per una grave carenza affettiva vissuta nella sua infanzia – e incapace di dare risposte adeguate al bisogno di amore del figlio. Il modello della “assenza affettiva”, del “tradimento dell’amore” è lo stesso che emerge nei sogni riferiti alla ex fidanzata e nella scena rivissuta in cui la ragazza non si presenta all’appuntamento (e che caratterizzerà il loro rapporto travagliato).

Il lavoro attraverso il coinvolgimento della parte adulta ha permesso di esprimere ed elaborare i vissuti emotivi di rabbia e tristezza (che hanno avuto origine nell’infanzia e che inevitabilmente hanno condizionato la vita del ragazzo prima e dell’adulto poi), riportando armonia ed generando emozioni di serenità in associazione ad episodi archiviati originariamente come memorie dolorose. Tale intervento psicoterapeutico ha permesso al bambino di percepire la presenza di un adulto attento e sensibile ai suoi bisogni, capace di ascoltarlo e assecondarne le esigenze più profonde. Si tratta di una “memoria riparativa” finalizzata a riportare amore, comunicazione e comprensione laddove erano mancati e a colmare un importante vuoto affettivo.

Il lavoro svolto attraverso il rapporto di fiducia con il terapeuta (che guida l’esperienza attraverso un ascolto profondo e fornendo un modello di figura affettiva adulta adeguata – un surrogato della figura genitoriale), e la costruzione mediante l’ipnosi di un rapporto di fiducia tra il sé bambino e il sé adulto sensibile ai bisogni del bambino, consente di ripristinare la funzione di fornire una “base sicura” al bambino, si ricompone in questo modo un elemento fondamentale per l’esito terapeutico dell’intervento.

(Il contenuto della seduta è stato pubblicato con il consenso della persona interessata e per finalità esclusivamente divulgative. L’approccio descritto rappresenta una delle innumerevoli possibilità di intervento in psicoterapia, che vanno sempre calibrate sulle specifiche caratteristiche del paziente a partire da una attenta valutazione preliminare.)

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