Dinamiche familiari e psicologia transgenerazionale nel film Encanto della Disney

La rappresentazione animata di una terapia familiare

Encanto, l’ultimo lungometraggio Disney uscito in occasione del Natale, è una rappresentazione molto interessante dei temi tipici della psicologia familiare: “Abbiamo pensato – ha sottolineato il regista Howard – che sarebbe stato meraviglioso raccontare una storia che parlasse di una grande famiglia allargata. Volevamo celebrare le dinamiche complesse che caratterizzano le grandi famiglie e cercare di comprendere il loro funzionamento”.

La storia si sviluppa a partire da un evento drammatico da cui scaturirà un cui meccanismo di compensazione che spingerà i membri della famiglia, sotto la guida della matriarca, alla ricerca di una forma di perfezionismo estremo.

Ecco che le dinamiche di relazione e l’identità stessa dei membri familiari saranno fortemente condizionate da tale spinta, fino a perdere il senso dell’autenticità dei rapporti e la libertà di esprimere sé stessi.

La casa che scricchiola attraversata dalle fratture è la metafora di un perfezionismo esteriore ma fragile, espressione di una forma narcisistica tipicamente carente degli ingredienti fondamentali del “fare famiglia”: l’ascolto, la comprensione, l’accettazione.

Saranno, come spesso accade nelle famiglie reali, i membri “di serie B” non visti o esclusi a mettere in gioco se stessi alla ricerca di soluzioni che mettano insieme i pezzi sparsi e nascosti della storia della famiglia.

Il percorso della protagonista, di colei che è considerata senza talento (e proprio per questo non ha niente da perdere), sarà caratterizzato dalla attitudine a mettere in luce i non-detti, i segreti, le frustrazioni, le incomprensioni, tutti quegli elementi esclusi in una logica di perfezionismo ma fondamentali per restituire autenticità e solidità alle fondamenta della famiglia.

Interessante che tutta la storia sia accompagnata dal tema della magia, un invito a riscoprire quell’influsso invisibile ma presente nella storia di ogni famiglia, di ogni casa, che permette di leggerne le vicende secondo una logica non convenzionale.

È davvero entusiasmante constatare come un cartone animato possa rappresentare dinamiche psicologiche complesse attraverso una visione fruibile ad un pubblico di tutte le età: segno della maturazione di una coscienza che può coinvolgere sempre di più anche i bambini e arricchirli così di strumenti preziosi per sviluppare una corretta sensibilità psicologica.

Unica pecca il finale banale e non all’altezza dell’impianto narrativo, toglie spessore alla ricchezza del film che è comunque, sicuramente, da vedere.

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